Inclusione è dare cittadinanza a prospettive differenti

Nella serie televisiva “The Loudest Voice” vengono raccontati l’ascesa e il crollo di Roger Ailes, fondatore di Fox News, uno dei canali all-news più importanti e influenti al mondo. Ailes fu costretto alle dimissioni nel 2016 perché travolto dalle accuse di molestie sessuali a danno di molte giornaliste dell’emittente.  Al di là delle enormi implicazioni politiche dell’intera storia, quello che mi ha colpito è stata l’incapacità dell’organizzazione di dare spazio a voci diverse rispetto alle urla abusanti di Ailes. Se l’azienda fosse stata in grado di ascoltare prospettive diverse, per esempio quella delle vittime, il caso sarebbe emerso molto prima di raggiungere proporzioni gigantesche, rovinare le vite delle persone coinvolte e danneggiare la reputazione del canale.

Quanti punti di vista esistono su uno stesso contesto?

Ci pensavo oggi, mentre leggevo “Il silenzio delle ragazze”. Nel romanzo di Pat Barker a raccontare l’Iliade, dal suo punto di vista, è Briseide, la schiava di Achille. E la sua è una prospettiva sul mito e sulla guerra più famosa di tutti i tempi ben diversa dalla narrativa che conosciamo: qui gli eroi sono in realtà assassini, e predatori.

Come accade anche nelle riflessioni dell’intellettuale afro-americano Ta-Nehisi Coates, quando spiega che nel toccante discorso di Gettysburg di Abramo Lincoln sul governo del popolo, quel popolo non includeva né lui, né i suoi familiari, né i milioni di americani di colore allora esclusi dal suffragio “universale”.

La verità e che ciascuno di noi guarda e sperimenta il mondo che lo circonda innanzitutto da dove è situato.

Da chi è, e dalla storia che ha avuto. Dalle sue esigenze. Dal suo passato, presente o futuro. Non è un caso che Thomas Nagel, per descrivere il punto di vista oggettivo, lo chiami “uno sguardo da nessun luogo”. E che individui proprio nella tensione tra la prospettiva personale che ciascuno di noi ha e la prospettiva più astratta una delle fondamenta del pensiero filosofico.

Concentriamo l’attenzione in ambito aziendale.

  • Quanti punti di vista esistono in ogni organizzazione?
  • In che modo si può intercettare e dare spazio anche a quelli delle persone in posizioni più deboli o nascoste?
  • Come evitare che l’unica prospettiva esistente in azienda sia quella della cultura organizzativa dominante (per esempio maschile, oppure bianca, o associata a certe università o facoltà, oppure ad alcune posizioni gerarchiche, o ancora a specifiche preferenze sessuali, o alla lingua parlata, etc.)?

Includere significa valorizzare tutte le diversità che esistono nell’organizzazione, facendo in modo che ciascuno si senta libero di essere sé stesso e di contribuire così alla storia e al successo dell’azienda. Significa costruire una cultura organizzativa nutrita e contaminata da tutte le diverse ricchezze che la compongono.

E perché ciò avvenga, bisogna innanzitutto ascoltare.

Creare e offrire uno spazio sicuro dove le diverse prospettive possano essere espresse e tenute in considerazione.

Dare loro cittadinanza in azienda.

“Il grande Achille. Il luminoso, splendido Achille; Achille simile a un dio. Ma Achille, per noi, era solo un macellaio” (Pat Barker)

Share: Facebook, Twitter, Google Plus

Leave a Comment: